giovedì 24 gennaio 2008



LA GIUSTA VIA

Orientarsi tra illusione e realtà

condotto da Monica Antonioli



il seminario si svolgerà a:


Vobarno Loc. Pompegnino
02/03 febbraio 2008
dalle ore 09.30 di sabato alle ore 18.00 di domenica


Ciò che ognuno di noi percepisce come REALTA’ circa se stesso e la Vita in generale, è una sorta di “costruzione” messa in atto dalla nostra persona che è corpo (per cui sensazioni), emozioni, mente e relazioni affettive. Questo “edificio percettivo” è molto diverso per ognuno di noi. Infatti quella che noi chiamiamo la realtà dando ad essa un’accezione di verità spesso assoluta, è solo ciò che noi vogliamo definire come tale in base alla nostra costruzione personale, famigliare, sociale, razziale. In più scuole questa costruzione viene chiamata ego. La nostra anima, per addentrarsi nell’esperienza umana, è avvolta in una sorta di apparato che traduce e “attenua” o adatta in termini di frequenza vibrazionale, la realtà energetica, spirituale che ci contiene e della quale tutto nell’essenza è costituito. Il suo meccanismo di base è rappresentato, come si è detto, dal nostro corpo e in particolare dai nostri sensi fisici. Essendo questo apparato molto simile per tutti gli individui di una stessa razza, la traduzione, quasi unanimemente condivisa, ci permette di definire la cosiddetta realtà e di dare un nome alle sue manifestazioni. Per questa ragione, per quasi tutti noi umani, il cielo è quella cosa azzurra che sta in alto, il mare è quella cosa bagnata e salata che si estende fino all’orizzonte e via e via. Le cose si complicano non di poco quando la nostra descrizione e osservazione si apre sui territori più sottili dell’essere. Lì le diversità percettive tra un individuo e l’altro spesso sono abissali e la separazione con la realtà reale, infinita. Gli orientali chiamano questa sorta di velo che si interpone tra noi e la realtà reale, Maya e la considerano da una parte la condizione grazie alla quale l’Uomo può condurre la propria esperienza evolutiva ( Maya stessa è una manifestazione del divino) e dall’altra il grande ostacolo evolutivo perché i veli di Maya si possono addensare a tal punto intorno alla nostra essenza, da farci precipitare nell’oblio di chi siamo, di dove stiamo andando e perché. Perdendo il contatto con la realtà perdiamo equilibrio e ci avvoltoliamo nei veli della paura, del nonsenso e della violenza. Ma non solo: sprofondanti in questo sonno, iniziamo a sognare illudendoci che tutto quello che stiamo vivendo è la realtà su noi stessi e su ciò che ci circonda. Camminare sul sentiero della crescita personale e spirituale significa, in sintesi, oltrepassare mano a mano i veli di Maya e rimanere il più possibile svegli. Ma la grande illusione ci coglie proprio qui, proprio quando pensiamo di essere andati oltre o, peggio ancora, quando pensiamo di stare camminando speditamente o d’essere arrivati da qualche parte. Come fare ad accorgerci che stiamo dormendo e sognando? Come fare per riconoscere la sostanza dell’illusione da quella della realtà e rimanere desti? Il senso del lavoro di gruppo e il confronto con altre persone in cammino, assume qui uno dei suoi valori più grandi perché avere accanto una guida o un amico che con amore e per il nostro unico bene ci scuote al momento giusto può essere fondamentale per stare sulla giusta Via e non smarrirsi. Il viaggio attraverso i territori dell’anima continua. Cercheremo di orientarci tra realtà e illusione, provando ad imparare come riconoscere i momenti in cui siamo svegli da quelli in cui ci addormentiamo, sognando di riposare o di essere arrivati o guariti o illuminati. O sognando di essere perduti.



Il seminario è parte della trilogia IL VIAGGIO DI TRASFORMAZIONE ed è aperto a tutti, sia coloro che hanno partecipato all’incontro precedente sia a chi desidera unirsi al cammino ora.


TI ASPETTIAMO!!!



INFORMAZIONI E ISCRIZIONI
Associazione Culturale “Il Melangolo” -
melangolo1@virgilio.it

Carla 339.2185509 - Nicoletta 347.4500998

Per partecipare alle attività è necessario sottoscrivere la tessera dell’Associazione “Il Melangolo”

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